Seno
Nei più moderni supermercati, e non solo, si può trovare un bel seno nuovo sugli scaffali. Imbottiture di ogni tipo: gonfiabili, in lattice, in silicone, per taglie medie o per drastiche prese di posizione. Ma nella storia, il seno, più che un oggetto di desiderio (e di marketing) è stato un simbolo e, a volte, anche una conquista. Idoli e pitture rupestri, infatti, raffigurano donne con seni abbondanti, simbolo di fecondità e di fortuna.
Dopo la Preistoria il seno ha perso definitivamente ogni
rimando alla maternità per diventare simbolo di femminilità. I greci e i
romani sostennero la rotondità femminile. Più la donna era carnosa, più
era ricca e viziosa, quindi desiderabile. Ancora una volta baluardo di
un'epoca, soprattutto quella romana, in cui lusso, lussuria e
promiscuità non hanno freni né inibizioni. Nel 1200 i dublet romani,
antenati dei nostri reggiseni, venivano spesso imbottiti di pelliccia. Nonostante Boccaccio istigasse ai liberi costumi chiedendosi “perché mai nascondere il seno visto che la natura l'ha posto così in alto sul petto?”, il cristianesimo nascose curve e carni sotto un velo di pudore eleggendo a simbolo medioevale la donna scarna, pallida e con il volto quasi sofferente. Il seno, a sua volta, era piccolo e nascosto da ingombranti corsetti. I lumi sciolsero i corsetti e il seno tornò ad essere in primo piano. Nel Rinascimento si ritagliarono dagli abiti ampie scollature da cui mostrare seni abbondantemente incipriati.
Il seno aveva definitivamente conquistato lo status di
arma di seduzione.
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